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Web 3.0: introduzione

Il mondo della tecnologia non sta mai fermo, e “stare al passo” non è affatto semplice. Per quanto questa affermazione possa sembrarti scoraggiante, bisogna ammettere che il fascino del digitale sta proprio in codesta sua continua evoluzione. Prendiamo il web, per esempio: dal Web 1.0 (che comprende gli albori di questo universo, quindi dal 2001 al 2004) siamo passati al Web 2.0 (con cui invece si indica il periodo che va dal 2004 fino ai giorni nostri); e oggi, inizia a farsi largo il concetto di Web 3.0.

Ma cosa intendiamo con questa espressione? Per farla breve, si tratta di una nuova concezione del World Wide Web, in cui a fare da protagonista assoluto è il decentramento basato sulla blockchain. Se non hai capito niente di quello che ho detto, non preoccuparti! Che ne dici di procedere con calma e ordine?

Indice

Cos’è

terra iperconnessa Web 3 decentralizzazione

Col termine Web 3, si fa riferimento a un nuovo modo di intendere e di usare il World Wide Web: sotto i riflettori, c’è il decentramento basato sulla tecnologia blockchain. Ma cosa significa, in termini pratici? È molto semplice: nel web 3.0, al centro della scena, ci sono le DApps, ovvero le app decentralizzate, che permettono a chiunque di partecipare senza dover vendere i propri dati personali.

Insomma, il web 3.0 rappresenta, contemporaneamente, diverse cose: non solo una nuova forma di tecnologia, ma anche un movimento sociale per rendere il web un luogo corretto e trasparente, che non dimentichi la privacy e la sicurezza degli utenti.

Perché se ne parla

L’espressione web 3.0 (o web 3) è stata coniata nel 2014 da Gavin Wood, il co-fondatore di Ethereum. Tuttavia, la sua popolarità è cresciuta soltanto in questi ultimi mesi; alla fine del 2021, infatti, l’interesse nei confronti delle criptovalute è aumentato in modo esponenziale. Ma perché? Un ruolo fondamentale è stato giocato dagli NFT (i Non Fungible Token), sono diventati sempre più famosi; ma l’impennata finale si deve sicuramente al lancio del Metaverso.

Il risultato è che, a oggi, sono tantissimi i curiosi che stanno provando a muovere i primi, timidi passi in questo mondo; al tempo stesso, aumentano le aziende e le compagnie che stanno facendo degli investimenti importanti.

Browser principali per accedervi

Come si accede al Web 3.0? È doveroso premettere che si tratta di un sistema ancora in evoluzione, e che quindi si procede per tentativi. Detto questo, un primo browser basato su questo sistema esiste già, ed è Brave. Ideato da Brendan Eich, creatore di JavaScript e co-fondatore di Mozilla, Brave si prefigge l’obiettivo di sostituire l’attuale modello di business del web (ovvero la pubblicità) con uno basato sulla criptovaluta BAT.

Va detto però che anche altre fondazioni/società che sviluppano browser si stanno approcciando a questa nuova tecnologia. Una tra tutti è Opera, che, recentemente, ha siglato un accordo con la società Polygon (MATIC, la piattaforma L2 di Ethereum per antonomasia).

Web 2.0 vs Web 3.0

Il web 3.0 sostituirà gradualmente il web 2.0? Allo stato attuale delle cose, è praticamente impossibile dare una risposta, e l’unica cosa che possiamo fare è attendere, per vedere come si evolverà la situazione. D’altronde, non stiamo parlando di un sistema operativo che viene aggiornato, ma di un cambiamento profondo e importante, che non può che avvenire in modo graduale e lento.

Nel frattempo, potrebbe esserti utile capire un po’ meglio la differenza tra questi due modi di concepire il world wide web:

  • Il web 2.0 ruota intorno al concetto del “web come piattaforma”: al suo interno, i contenuti degli utenti sono i protagonisti, e infatti spopolano blog, social e altri strumenti in cui la creazione del contenuto arriva “dal basso”. Il prezzo da pagare è che gli utenti vendono le loro informazioni personali;
  • Il web 3.0 si basa sulle app decentralizzate, che a loro volta si basano sulla blockchain, e quindi permette a tutti di effettuare pagamenti e usare servizi senza esporre informazioni sensibili. Un altro vantaggio del web 3.0 è che resiste ai tentativi di censura da parte dei governi: mandare offline la blockchain e le piattaforme che ospita non è possibile.