Le trasmissioni televisive sono state tradizionalmente attuate via etere (captando i segnali radio trasmessi da una stazione emittente terrestre), via cavo (cioè ricevendo il segnale direttamente tramite cablaggio), o, ancora, sfruttando i satelliti che orbitano attorno alla Terra come ripetitori dei segnali inviati dalle emittenti terrestri. Per la sua incredibile rilevanza sociale, politica ed economica, la TV ha rappresentato il vero spartiacque tra la società dell’ultimo dopoguerra e quella attuale, seguendo e talora dettando le evoluzioni dei gusti, delle mode e anche delle tecnologie. Oggi, tuttavia, non solo la sua rilevanza è stata irrimediabilmente assediata dalla dirompente varietà dei servizi offerti da internet, ma essa stessa ha mutato radicalmente natura, transitando progressivamente verso protocolli sempre più complessi, per giungere fino all’ibridazione con la rete, a mezzo della tecnologia collettivamente intesa col nome di IPTV.
IPTV è un acronimo che sta per “Internet Protocol Television”, ovvero “TV over IP”: sostanzialmente – e con alcuni distinguo che vedremo – si tratta di un flusso di dati digitali (rappresentati cioè in codice binario, esattamente come i dati presenti sul tuo PC e su tutta Internet) che vengono trasmessi da un provider direttamente all’indirizzo IP del cliente, spesso consentendo a quest’ultimo di selezionare il contenuto desiderato (c. d. “TV on demand”). L’utente, per poter poi fruire della trasmissione grazie al suo televisore, dovrà munirsi di una “scatoletta” (“box” in Inglese) fornita dallo stesso provider: si tratta di un piccolo apparecchio che decodifica il segnale digitale per renderlo leggibile al televisore, dove apparirà tendenzialmente indistinguibile da una comune trasmissione. Come qualunque servizio che sfrutta le potenzialità della rete, però, la tecnologia di cui parliamo si presta anche ad usi distorti, legati alla pirateria o, comunque, alla ricezione abusiva di canali televisivi o di altri contenuti protetti da copyright, circostanza che va tassativamente evitata – te lo anticipo subito – per evitare di incorrere in importanti sanzioni civili e penali. Proverò quindi a sintetizzarti i principali problemi relativi all’uso delle IPTV; nello specifico, ti dirò in che modo ti rintracciano usando IPTV e, soprattutto, quali sono le conseguenze. Tuttavia, poiché il tema è piuttosto “caldo”, ricorda sempre che quel che leggerai in questa guida non costituisce in alcun modo un parere legale, e non può mai sostituire, a nessun livello, la consulenza di uno specialista. Non mi assumo quindi nessuna responsabilità relativamente all’accuratezza ed alla correttezza delle informazioni che leggerai, e quindi ne farai uso a tuo totale rischio e pericolo.
Indice
- È legale ricevere una connessione IPTV?
- Servizi IPTV legali
- Perché esistono connessioni IPTV illegali?
- Chi può sapere che sei connesso ad un servizio IPTV
- In che modo si viene rintracciati usando IPTV
- IPTV tramite Proxy e VPN
- Altri rischi correlati all’uso di un servizio IPTV
È legale ricevere una connessione IPTV?
Alcune persone tendono a ragionare a “compartimenti stagni”, e vorrebbero distinguere in maniera netta ciò che è “legale” da ciò che non lo è; d’altro canto, però, acquistare un coltello è legale, non lo è invece usarlo contro qualcuno! Succede esattamente la stessa cosa con le IPTV, e proverò a spiegarti il perché.
Il primo problema riguarda la legislazione fiscale, cioè le tasse che i cittadini devono pagare per poter usufruire dei servizi televisivi. In Italia, infatti, esiste una normativa piuttosto stringente relativa non solo alla disponibilità delle frequenze su cui trasmettere segnali radio-televisivi (il che è ovvio, non essendo infinite quelle utilizzabili – un problema superato da Internet), ma anche al controllo statale sulle «radioaudizioni», termine storico con cui si indicavano le trasmissioni radio e, poi, quelle televisive.
Senza addentrarci sul punto, ti basti sapere che nel 1938 fu emanato un regio decreto legge con cui, in una situazione in cui lo Stato deteneva il monopolio delle trasmissioni, si imponeva ai cittadini il pagamento di un “abbonamento” per il solo fatto di disporre d’un apparecchio “atto o adattabile” a ricevere tali radioaudizioni, configurato nelle forme di una vera e propria tassa di possesso.
In seguito, questo monopolio statale fu affidato ad una società pubblica chiamata EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), che nell’immediato dopoguerra fu ribattezzata RAI (Radio Audizioni Italiane), con un’evoluzione che giunge fino ai giorni nostri. Da allora infatti, grazie ad una serie di pesanti modifiche normative, da un lato è cessato il monopolio statale sulle trasmissioni (esistono infatti emittenti private), ma dall’altro è rimasto inalterato il regio decreto-legge del 1938: praticamente, il cosiddetto “abbonamento” alla televisione è ancora dovuto, e serve a mantenere le ingenti spese del servizio pubblico offerto dalla RAI. Questo abbonamento-tassa, che per evitare equivoci è oggi chiamato canone RAI, è stato recentemente inserito nella bolletta della corrente elettrica: l’unico modo per non pagarlo è dichiarare, nelle forme legali, di non possedere apparecchi atti a ricevere radioaudizioni, e la dichiarazione falsa è punita con sanzioni penali piuttosto rilevanti.
Le IPTV ovviamente non esistevano nel 1938, ma ciò non basta per stare al sicuro rispetto a tale normativa: il nostro sistema giuridico contempla infatti, in maniera molto complessa, ipotesi di “frode alla legge”, che possono concretizzarsi anche nell’elusione di tributi come il canone RAI.
Ciò significa che se non paghi il canone (perché non possiedi un televisore), ma adoperi il protocollo IPTV per ricevere via internet delle trasmissioni accessibili normalmente in forma televisiva (ad es. perché viene girata in streaming una trasmissione captata da una emittente tradizionale), stai eludendo la norma che tassa gli apparecchi radiotelevisivi, perché ottieni lo stesso identico risultato che avresti collegandoti tramite cavo o antenna. Se quindi ti rintracciano usando IPTV e non hai pagato il canone RAI, questo è già reato.
Ancora peggio, poi, se la preferenza per la IPTV deriva dalla possibilità di accedere a servizi normalmente disponibili a pagamento, con grave lesione dei diritti delle emittenti e dei proprietari dei programmi. Quest’ultima condotta illegale, diffusa sotto il nome di “pezzotto” e simili, è gravemente sanzionata quindi a livello penale, oltre a portare ad una serie di illeciti civili, con ingenti richieste di risarcimento da parte delle emittenti lese. Ad esempio, vedere DAZN, Sky o Netflix in modo illecito, comporta il rischio di una multa che va dai 2.582,29 ai 25.822,26 euro e fino tre anni di reclusione.
Da ciò, puoi facilmente desumere che la ricezione di una IPTV dovrebbe rivelarsi lecita solo a queste condizioni:
- Se paghi comunque il canone RAI;
- Se le trasmissioni offerte tramite IPTV non sono disponibili altrove come radioaudizioni a pagamento, e quindi se hai sottoscritto un abbonamento regolare con il titolare dei diritti di diffusione.
In quest’ultimo caso, ovviamente, è ben possibile che una emittente diffonda gratis i suoi contenuti; ma, appunto, deve essere una scelta del proprietario, e non un’appropriazione da parte degli utenti.
Servizi IPTV legali
Sebbene essere rintracciati su IPTV comporti i rischi di cui sopra, esistono servizi di questo tipo legali? Come abbiamo visto, assolutamente sì, e spesso si tratta di vere IPTV, che, per ragioni di praticità, offrono anche piattaforme di video on demand (VOD) accessibili on-line come comuni siti internet.
Tra i più noti servizi di questo tipo, vi è certamente NowTV, lanciato da Sky, che permette in via predefinita di collegare il televisore alla piattaforma di streaming mediante un TV box o una Smart Stick (dispositivi sviluppati sulla base di Roku o Fire TV Stick). Non mancano poi le connessioni tramite sito ufficiale o l’app dedicata per iOS e Android.
Ci sono anche altri servizi IPTV degni di nota, del tipo:
- DAZN (per calcio, es. la Seria e la Champions League);
- Sky (per vedere i canali Sky, che spaziano dai film, ai programmi, allo sport, alle serie TV, fino ai documentari);
- Netflix (per film e serie TV in streaming);
- RAIPlay (per rivedere i programmi e le serie TV RAI);
- Mediaset Play (per rivedere i programmi e le serie TV Mediaset).
La lista è veramente lunga oggigiorno. Tuttavia, per riconoscere un servizio IPTV legale, devi semplicemente assicurarti che questo venga diffuso dall’emittente che ne detiene i diritti.
Perché esistono connessioni IPTV illegali?
Le IPTV illegali esistono per un solo scopo: lucrare sui contenuti prodotti e pubblicati da altri emittenti, ad insaputa degli stessi. Un malintenzionato può facilmente sottoscrivere un abbonamento legale e full-optional con una società titolare dei diritti di trasmissione (ad es. SKY) e poi girare il segnale via IPTV a migliaia di acquirenti, dietro il pagamento di cifre singolarmente irrisorie.
Ricorda che non esiste un modo gratuito per ottenere contenuti a pagamento, ed in ogni caso tutte le vere IPTV (che richiedono quindi la “scatoletta” da collegare al televisore) hanno dei costi fissi da cui devono rientrare.
Chi può sapere che sei connesso ad un servizio IPTV
Su Internet non esiste un vero e proprio anonimato e, infatti, è facile essere rintracciati usando IPTV. I dati trasmessi sulla rete devono comunque partire da qualche parte del mondo e giungere sul tuo indirizzo IP univoco. Quindi, o in uscita o in ingresso (a prescindere da quante “scatole cinesi” vi siano in mezzo), saranno sempre rilevabili.
Alcuni utenti di Internet, anche in buona fede, sono ingenuamente convinti di poter aggirare questa caratteristica ineliminabile della rete: ciò non solo non è possibile, ma diventa completamente irrealistico quando si parla di stream imponenti come quelli diffusi tramite IPTV. Tant’è vero che le trasmissioni “pirata” così congegnate sono state scoperte e smantellate dalla Polizia Postale, i cui strumenti sono perfettamente in grado di risalire all’origine ed ai movimenti di tutti i dati diffusi sulla rete italiana.
In che modo si viene rintracciati usando IPTV
Ricapitolando, se un individuo utilizza il protocollo IPTV in modo illecito, può essere tracciato dal suo provider di servizi internet (ISP), dagli Enti governativi o anche dall’emittente tramite l’indirizzo IP pubblico che lo connette alla rete. Grazie a questa informazione, è possibile risalire anche alla posizione geografica approssimativa di un soggetto. Per avere un riscontro di quanto ho appena detto, prova ad utilizzare un tool on-line gratuito come MioIP.it, che rileva IP e relativa posizione GPS in un attimo.
Inoltre, le connessioni IPTV possono essere rintracciate in caso di verifiche sugli account dell’emittente stesso. Se venisse smantellato un profilo pirata, potrebbero risalire anche a tutti gli altri utenti collegati ad esso che, illecitamente, ne hanno fatto uso.
Come se non bastasse, si può essere scoperti usando IPTV mediante l’analisi dei pacchetti di rete che vengono scambiati durante la fruizione del servizio. Questo controllo può essere fatto lato ISP (quindi dal provider di servizi internet), oppure sulla rete locale.
Ci sono poi molti altri elementi traccianti sul web, che rendono facilmente identificabile un soggetto digitale. Ecco degli esempi:
- Device, machine o browser fingerprint – leggi questa wikipage sul fingerprint per approfondire;
- Web beacon;
- Cookie;
- Altri web tracker.
Mettendo insieme elementi di questo tipo, è facile scoprire chi sta dietro ad una determinata connessione internet. Come già saprai, infatti, è estremamente difficile proteggere la propria privacy sul web.
IPTV tramite Proxy e VPN
Per tutte le ragioni anzidette, il tentativo di nascondere la propria identità per usare una IPTV, ad es. connettendosi tramite proxy o VPN, può essere ancora più grave dal punto di vista penale.
Sebbene sfruttando queste metodiche sia più difficile essere rintracciati usando IPTV, è necessario prendere in considerazione diverse casistiche, come ad esempio:
- Il provider VPN potrebbe essere rintracciato;
- Non tutti i servizi IPTV consentono l’uso di VPN o proxy;
- Le VPN ed i proxy possono scollegarsi all’improvviso.
Se quindi una persona usasse una VPN o un proxy per collegarsi ad un servizio IPTV remoto, non sempre potrebbe “farla franca”. Potrebbero esserci degli attimi in cui la connessione criptata viene interrotta, rivelando così l’indirizzo IP pubblico reale (e non solo) all’emittente.
Peraltro, tieni presente che molti emittenti utilizzano il geo-targeting e analizzano le connessioni per impedire questo tipo di collegamenti. Dunque, non è così semplice ottenere una connessione stabile, veloce e anonima di questo tipo.
Non dimenticarti poi che, pur usando una VPN o un proxy, l’utente “smanettone” può essere rintracciato in caso di smantellamento del provider abusivo. Nei suoi registri, infatti, il suo nome appare in chiaro, così come i suoi mezzi di pagamento (es. la carta di credito o il c/c bancario).
Altri rischi correlati all’uso di un servizio IPTV
In teoria, l’uso di una IPTV non dovrebbe comportare rischi maggiori rispetto a quelli tipici di una comune navigazione in rete, a maggior ragione se non c’è un contatto diretto con un sistema operativo (ad es. perché si tratta di uno stream ricevuto dal televisore).
I problemi si pongono quando la trasmissione viene ricevuta su PC o smartphone, soprattutto perché non è agevole (o è impossibile) filtrare i dati in ingresso e in uscita in presenza di un uso massiccio della rete, come quello fatto da una IPTV, che spesso integra un’app di gestione in cui possono “annidarsi” virus e malware. In questi casi, tuttavia, l’unica soluzione è quella di affidarsi ad un buon antivirus ed evitare, come sempre, app e contesti ambigui per la natura poco chiara dei servizi offerti. Leggi anche il tutorial in cui spiego come vedere IPTV su PC per avvalerti dei software più conosciuti.
Concludo dicendo che le IPTV rappresentano probabilmente il futuro della televisione, ma non sono ancora il presente, e necessitano di un certo rodaggio, anche per consentire agli utenti di comprenderne pienamente i termini legali ed i limiti. Quindi, qui come altrove, valgono sempre le regole generali che ti ho già consigliato di seguire in altre circostanze: usa ogni servizio digitale con intelligenza, ed avendo esattamente chiaro cosa stai facendo, perché sei tu il solo responsabile delle azioni che compi sulla rete.